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ARBORICOLTURA
t obiettivi morfologici (FIGURA 5). l’albero raggiunge il massimo svilup- funzionale, va incontro a degradazione,
Nella fase di infanzia (stadi epigei 1, po dimensionale, epigeo ed ipogeo. La grazie a processi cariogeni in fase di ri-
2, 3 e 4; stadi ipogei A, B, C e D), l’albe- mortalità programmata della chioma salita verso il colletto e il terzo inferiore
ro “costruisce” sia il tronco principale agisce seguendo un flusso di mortalità del fusto, progressivamente interessati
che, tramite reiterazione parziale in un centrifugo, mentre la duramificazione dalla cavitazione interna. Al termine
contesto di forte gerarchizzazione, la interessa una quota sempre maggiore della fase si assiste alla perdita di buo-
chioma temporanea. A livello ipogeo si di tessuti legnosi; si assiste anche alla na parte della chioma permanente (au-
assiste prima alla formazione del fitto- progressiva perdita di importanza del toriduzione conclamata della chioma),
ne, di fatto lungamente prevalente, e al- complesso fittonante, destinato alla sostituita da vegetazione avventizia
la comparsa delle radici fascicolate. La completa devitalizzazione. Il ricambio originata alla base delle branche o alla
mortalità programmata svolge un ruolo per sostituzione, inizialmente in pareg- corona, e alla contestuale contrazione
marginale e il bilancio del ricambio per gio, tende a divenire negativo (incipien- del sistema radicale fascicolato. Infine,
sostituzione (mortalità programmata) è te autoriduzione della chioma). solitamente, l’albero muore.
ampiamente positivo. Nella fase di maturità (stadi epigei Il percorso morfofisiologico si chiu-
Nella fase di giovinezza (stadi epigei 5 pieno 8 e 9; stadi ipogei H e J), l’albero de con la fase di vecchiaia (stadio 10,
e 6; stadi ipogei E ed F), l’albero, introdu- tende prima a mantenere e poi a con- sia epigeo che ipogeo), riservata solo
cendo la reiterazione totale, “costruisce” trarre le dimensioni raggiunte, grazie a pochi esemplari, nella quale l’albero
la chioma permanente, in un contesto al processo di sostituzione degli orga- procede alla ricostruzione della massa
di incipiente poliarchia; al termine di ni con bilancio sempre più negativo. Il fotosintetizzante. La chioma, in effet-
tale fase la chioma è costituita da una flusso di mortalità centrifugo raggiunge ti, muore integralmente, ma l’attività
collezione di tronchi biologicamente in- il profilo esterno della chioma, ormai reiterativa totale, invece di arrestarsi,
dipendenti gli uni dagli altri. A livello svuotata di vegetazione, per poi inver- passa a ciò che resta del vecchio tronco
ipogeo si assiste sia alla ramificazione tire il senso di progressione divenendo primario; il bilancio del processo di so-
del complesso fittonante che al raffor- centripeto (autoriduzione programma- stituzione degli organi, prima negativo,
zamento del complesso fascicolato. Nel ta), agendo sinergicamente con la pro- si stabilizza e diviene nuovamente posi-
contempo intervengono sia un flusso di duzione di nuova vegetazione arretrata tivo. Alla fine della fase l’albero, ormai
mortalità acropeto (autopotatura della (ciò può avvenire per ripresa di vigore totalmente cavo, è di fatto costituito da
chioma temporanea) che la duramifica- da parte di complessi ramificati arretra- una collezione di individui biologica-
zione interna; il bilancio per sostituzione, ti, risveglio di gemme dormienti, produ- mente indipendenti, morfofisiologica-
pur se sempre positivo, tende al pareggio. zione di gemme avventizie o per com- mente riconducibili alla fase di infanzia
Nella fase di pienezza (stadio epigeo binazione tra le diverse possibilità). Il e, dunque, potenzialmente in grado di
7 e inizio stadio 8; stadio ipogeo G), complesso fittonante, da tempo non più ripercorrere tutta la sequenza di fasi.
Per quanto logica e lineare, la nor-
male sequenza di stadi morfofisiologici
FIGURA 5 - FASI DI SVILUPPO MORFOFISIOLOGICO DELL’ALBERO epigei e ipogei può avere durata relativa
ED EQUILIBRIO DINAMICO degli stadi variabile, essere incompleta,
presentare salti, anticipazioni o regres-
Primato ormonale sioni di stadio. Si tratta in questo caso
Primato meccanico di variazioni che, essendo legate alle
Primato energetico più diverse contingenze, possono assu-
mere una spiccata efficacia diagnostica.
Equilibrio dinamico e
diagnostica morfofisiologica
La relazione tra la forma dell’albe-
ro e la sua fisiologia, ovvero l’evolu-
zione morfofisiologica dell’individuo,
si basa su un equilibrio dinamico cui
concorrono aspetti di natura ormonale,
meccanica ed energetica. Per quanto la
La sequenza degli stadi netta distinzione tra i diversi aspetti sia
morfofisiologici può:
• avere durata relativa solo un espediente descrittivo, appare
degli stadi variabile;
• essere incompleta; evidente come la loro importanza rela-
• presentare salti di stadio:
• presentare regressioni Fonte: G. Morelli tiva tenda a cambiare seguendo la logi-
di stadio. (da P. Raimbault), 2015.
ca successione delle fasi (FIGURA 5).
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